Una famiglia di commercianti

Una famiglia di commercianti

Oggi è la festa del papà, e ho pensato di non festeggiare soltanto il mio babbo, ma un po’ tutta la mia famiglia raccontandoti qualcosa di noi: di una famiglia di commercianti.

Cos’è il posto fisso?

Nella mia famiglia il mito del lavoro da dipendente non esiste. Sai quello che racconta Checco Zalone con una fulminante battuta “Cosa vuoi fare da grande? Il posto fisso”? Ecco, io ho sempre sentito un vento decisamente contrario.

Il mio nonno materno, Mario, aveva un negozio di frutta e verdura, prima a Siena, poi a Firenze nella centralissima via Guelfa, dove lo aiutava anche la nonna Vittoria.

Il mio babbo, in società con i miei zii, ha un negozio di arte e antiquariato. Prima ancora, fino alla fine degli anni ’90, si occupavano di abbigliamento.

Ma non solo… lavoratori con busta paga a casa mia ce ne sono pochi. Ho uno zio tecnico informatico, un altro che è stato imprenditore nel settore costruzioni fino alla pensione, una cugina avvocato, la cognata ingegnere e Matteo, l’ormai mitico Mastro Luciaio, che è architetto.

Insomma, sin da piccola ho respirato l’aria del lavoro autonomo, e ho sempre pensato che anche io, prima o poi mi sarei “messa in proprio”.

Il commercio nel sangue

La vendita, il commercio, per me non hanno nessuna accezione negativa, e mi stupisco sempre quando mi accorgo che invece, per qualcuno, ce l’hanno eccome.

Vendere d avere a che fare con il pubblico, secondo me, sono un aspetto bellissimo del lavoro, probabilmente la parte che preferisco. Sicuramente, perché è qualcosa che ho sempre visto, sentito… si potrebbe quasi dire che ce l’ho nel sangue.

Il commercio, quello bello

Ma io parlo del commercio quello bello.
Non del salumiere che ti affetta un etto in più di salame “che faccio, lascio?”. Né ancora di più di chi propone merce poco buona, di chi fa sconti farlocchi, di chi vende solo fumo.

Il commercio, che intendo io è quello che ho sempre respirato. Quello che significa alzarsi ogni mattina presto per tirare su il bandone, per sistemare il negozio, per renderlo più bello e accogliente. Quel lavoro duro di aggiornarsi sempre, costantemente, di non sedersi mai dietro al bancone, né letteralmente né metaforicamente.

La mia famiglia di commercianti è una famiglia che ha sempre pensato che il cliente fosse il fulcro di tutto. Il cliente da accogliere sempre, SEMPRE, con un sorriso. Anche quando è noioso, anche quando sbaglia e devi dire di no. Il cliente che deve avere voglia di tornare da te perché sa che trova della merce di qualità, che farà due chiacchiere, che saprai consigliarlo, che non cercherai di fregarlo né di vendere ad ogni costo.

Clienti? Amici!

Magari quella persona si soffermerà al mio banco o varcherà la soglia soltanto una volta. Perché è un turista o perché non troverà quello che cerca. Ma che importa?
Il mio nonno per esempio riusciva a parlare con tutti, anche se non sapeva una parola in una lingua che non fosse il toscanaccio. Eppure mi ricordo persino una volta in cui portò a casa a pranzo due turisti americani che non sapevano dove fermarsi a mangiare per il freddo che faceva.

una famiglia di commercianti
Il nonno Mario nel 1963

Eccolo al lavoro in una foto del 1963. Ne avevo anche una, che non ho più ritrovato, in cui lui sorrideva posa con due clienti giapponesi. Dovevano essergli sembrate molto esotiche, all’epoca, e loro dovevano essere felici di aver trovato quel pezzo di Italia così vero.

In fondo regali un po’ di te al cliente, non è poetico?

Ci sono anche i rompiscatole però

Tu ti regali e ti spendi fino in fondo, sì. Ma ci sono anche dei clienti che invece ti verrebbe voglia di mandare via. I rompiscatole, quelli che non sono mai contenti, persino i ladri.
Vivere in una famiglia di commercianti mi ha insegnato anche a saper gestire queste situazioni spiacevoli. A sopportare con pazienza quelli che ti chiedono mille cose ma non comprano mai niente, a non transigere con chi ruba.
Perché se un frutto puoi portarlo via per fame, una stampa d’epoca no.

Ma i soldi?

Ma avere un negozio, lavorare in proprio, vuol dire avere molti soldi?
In certi casi sì, ma la mia è una famiglia assolutamente normale. Anzi, i sacrifici sono sempre stati tanti perché quello che il sorriso del commerciante non racconta è invece la prima lezione da fare propria quando si lavora in autonomia: a fine mese non c’è lo stipendio sicuro.

Ci sono periodi buoni, altri molto meno, e l’imprenditore saggio sa che non può e non deve né esaltarsi troppo per i primi, né deprimersi durante i secondi. Si mette sempre da parte qualcosa per i tempi “di vacche magre”, e intanto si pensa a come migliorare, a come rendere i momenti down un po’ meno frequenti.

Io l’ho imparato subito, come so da sempre quanta fatica c’è dietro al lavoro in proprio. Non si smette mai, e anzi, a volte è difficile capire quando smettere, quando staccare.
Ti ricordi il mio post “Dieci cose da sapere prima di fare un mercatino dell’artigianato“? Lì ti racconto un po’ le gioie e i dolori di un lavoro che amo.

una famiglia di commercianti
Io, nel 1986 in campeggio, mentre porto avanti il mestiere di famiglia con un prestigioso banco.

In negozio passa la vita

Sì, sono sacrifici che non hanno prezzo, per me.
Perché quando sei al pubblico, ti accorgi che davanti a te, al tuo fianco, passa la Storia, passano le storie, passa la vita.

Penso al mio nonno che mette in salvo le attrezzature della bottega per scappare con moglie e figli sulle colline, durante l’alluvione di Firenze del 1966. Ai computer lenti e pesanti che ho visto negli uffici del babbo, ai primi codici a barre, a quel martedì 11 settembre quando improvvisamente in negozio non entrava più nessuno. Alle abitudini che cambiano, le mode che passano.

Ma certe cose non cambiano

Dalla Siena degli anni ’50, alla Firenze di oggi, al commercio on line. Cambia il modo di raccontarsi, cambia la pubblicità, cambiano le tecnologie. Ma non cambia il senso di questo lavoro meraviglioso: portare del bello nelle vite degli altri.
Io almeno la vedo così: che sia un frutto succoso, un vestito alla moda, un quadro suggestivo, una sciarpa calda, fosse anche solo un sorriso. Portiamo qualcosa di bello e ne prendiamo altrettanto.

Tu hai pensato alla vita di un commerciante? Hai anche tu anche storia simile alla mia, di un mestiere che in modi diversi si tramanda nella famiglia?

10 commenti

  1. sandra

    che dire… eri una predestinata 🙂 a me piace sempre vedere quando si portano avanti le occupazioni familiari non per obbligo ma per vocazione.

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    1. MaMaglia

      Hai ragione, restare nel mestiere per obbligo è spesso molto arido e regala inevitabilmente poche soddisfazioni! Per me invece il destino ha fatto un giro lungo qualche anno e ho svolto anche altri lavori… per poi tornare alle origini!

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  2. Martina Bressan

    Bellissimo questo articolo che racconta un po’ la storia e la “vocazione” della tua famiglia. Questa cosa di essere commercianti, o piccoli imprenditori, anche di se stessi (come la cugina avvocato) è una cosa che avete nel DNA. La trovo molto bella, trovo molto bello che vi piaccia e che vi sentiate motivati, la vostra è proprio una scelta consapevole e non “di comodo”. Bravi c’è sempre molto bisogno di gente intraprendente come voi!

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    1. MaMaglia

      Grazie! Quello che volevo raccontare in questo post è proprio la motivazione e lo spirito di mettersi in gioco e contemporaneamente disposizione del cliente ☺

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  3. Gianluca

    Ciao Letizia ,
    in questo post traspare tutta la voglia, la semplicità che hai nel portare avanti la tua professione.
    La caratteristica che vale sempre nel mondo del lavoro è come si lavora…
    Molto bella la foto di tuo nonno…. si respira poesia….

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    1. MaMaglia

      Il nonno era proprio un uomo di bottega: lavoro, sacrifici e soddisfazioni. Spero sempre di riuscire a trasmettere le stesse sensazioni.

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  4. Blery&Ily

    I sacrifici saranno sicuramente tanti, ma anche le soddisfazioni.
    Quando si fa un lavoro che si ama ancora di più.

    Blery&Ily – thesprintsisters

    https://bit.ly/2YmvWSx

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    1. MaMaglia

      È esattamente così, non credo nella frase che dice “fai il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giornondella tua vita”, perché in realtà il lavoro è tanto, tantissimo, ma altrettante le soddisfazioni!

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  5. Silvia

    Era proprio nel tuo destino allora 🙂 Bello sentirti dire che i clienti sono “amici” dimostra la passione che metti nel tuo lavoro 🙂 complimenti e buona fortuna 🙂

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    1. MaMaglia

      Grazie mille, sarà che io sono una persona molto espansiva, ma io parlo sempre con chi si ferma da me, è si diventa anche un po’ amici!

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