Il sangue dei fiori

IL SANGUE DEI FIORI di Anita Amirrezvani

Oggi facciamo un viaggio nello spazio e nel tempo: con Il sangue dei fiori di Anita Amirrezvani andiamo in Iran, o meglio nella Persia del XVII secolo.
Vieni con me a scoprire un libro affascinante e terribile allo stesso tempo?

L’autrice

Nata in Iran e cresciuta a San Francisco con la madre, ha sempre frequentato la famiglia paterna a Teheran, unendo con gioia e senza conflitti la cultura occidentale e quella islamica. Anche i suoi studi si sono svolti tra la California e l’Iran, ed è poi diventata insegnante di scrittura e letteratura.

Il sangue dei fiori , uscito nel 2007, è la sua prima opera, e lei stessa racconta di aver impiegato ben 5 anni per scrivere la prima bozza. Una lunga “gestazione” dovuta ai tanti studi sulla storia della Persia e alle visite a Isfahan, città dovesi svolge la trama.

Questa attenzione si ritrova tutta nelle pagine del romanzo. Coerente a livello storico, per quanto possa esserne cosciente io, ma soprattutto coinvolgente, fluido, vivo, ben scritto.

Il titolo

Che questo romanzo sia un susseguirsi di emozioni e di situazioni lo si può intuire già dal suo nome: Il sangue dei fiori appunto, traduzione letterale dell’originale The Blood of the Flowers. Non sempre le traduzioni sono fedeli alle intenzioni dell’autore (vedi per esempio Amore zucchero e cannella di Amy Bratley), e quindi ho apprezzato molto questa accuratezza.

In queste pagine scopriamo un mondo assolutamente misterioso e nascosto, quello delle artigiane dei tappeti persiani.
Come tutte le donne della storia, e ancora di più in quanto sottoposte alle leggi islamiche, la loro vita è costellata dei meravigliosi ricami floreali e delle tessiture, ma anche macchiata dal sangue e dalle lacrime di chi cerca solo libertà e autoaffermazione.

Di cosa parla

Protagonista de Il sangue dei fiori è un’adolescente cresciuta in un villaggio rurale. Dopo la morte improvvisa del padre, lei e la madre si trovano costrette a trasferirsi in città, presso un lontano parente.

Cambia così la loro vita, non sono più padrone delle loro giornate, dei loro spazi, e soprattutto delle loro esistenze. Il parente chele ospita, però, è un ricco tessitore di tappeti e questo permette alla ragazza di imparare da lui il mestiere.
“Ah, se tu fossi nata maschio!” le dice lo zio in più di un’occasione, riconoscendo in lei talento e testardaggine.
Purtroppo ha fatto l’errore di nascere donna in un mondo che era (era?) disegnato per gli uomini, e arrivano nella sua vita richieste di matrimonio, errori, l’iniziazione sessuale, ribellioni e sofferenze.
Il lavoro le insegna l’indipendenza, la società gliela nega.
Nelle parole di questo romanzo femminista (passatemi la definizione, anche se non ci dovrebbe essere bisogno del femminismo) c’è soprattutto la libertà che scalpita.

Il libro e l’artigianato

In questo racconto, che fra l’altro ne racchiude molti altri, come omaggio alla tradizione della narrativa orale islamica, l’artigianato è arte, è strumento di affermazione, è spinta alla vita. Il sangue dei fiori è quello che la giovane tessitrice ha quasi l’impressione di veder sgorgare dai suoi ricami, tale è la passione che la muove al telaio.

Stiamo parlando del resto di un’arte millenaria, quella dei tappeti persiani, che tuttora ci stupisce e ci meraviglia per la sua perfezione.

Ma ancora una volta, come avevamo già visto ne Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno, ci troviamo di nuovo a capire che in passato, ma in fondo anche oggi, il lavoro artigianale è un’arma importante nelle mani delle donne.
La libertà passa attraverso la cultura e l’indipendenza economica, e spesso l’artigianato può regalare entrambe.

Le mie impressioni

Questo romanzo storico, a differenza de Il cuore cucito di Carole Martinez, mi ha conquistata. La trama è ricca e l’autrice riesce e riportare le atmosfere, famigliari, i colori del bazar, la languida spossatezza degli hammam e la frenesia del lavoro. Mi è piaciuto che le vicende non fossero scontate e che ci sia dietro una vera conoscenza dei fatti e dei luoghi raccontati. Mentre leggevo mi sono sentita trasportata anche io nella ricca e misteriosa Persia degli Scià.

Una curiosità: non scopriremo mai il nome dell’eroina del romanzo.
Anonima, come tutti i grandi e geniali artigiani Iraniani.

Una creazione legata a questo libro

Ho scelto di abbinare a questo romanzo le mie fasce per capelli. Le donne persiane curavano moltissimo il loro corpo, ma nascondevano le forme e i capelli sotto lunghe vesti e veli. Le descrizioni degli abiti e delle cerimonie di vestizione mi hanno ricordato questi miei accessori, sebbene molto più semplici.

Se ti piacciono, le trovi in vendita qui.

Dove acquistarlo

Il sangue dei fiori è stato pubblicato in Italia da Mondadori nel 2008. È lungo 364 pagine e si trova in vendita on line su Amazon, e la Feltrinelli.
Come sapete io sono una fan dei libri di seconda mano, quindi vi segnalo anche il link de Il Libraccio, e vi suggerisco anche dare un’occhiata alle bancarelle di libri usati.

Che mi dite, vi è venuta voglia di leggere questo romanzo?

2 commenti

  1. Francesca

    Sembra molto affascinante😍il particolare dell’anonimato della protagonista mi piace assai! Me lo segno😁

    Rispondi
    1. MaMaglia

      Penso proprio che ti piacerà, a me ha stupito perché in qualche modo lo immaginavo un romanzo diverso.

      Rispondi

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